
«Ho imparato a esprimere i miei bisogni»
Il destino si ripete
Il deficit è molto lieve, per cui Beat Junker non racconta quasi a nessuno del suo problema. Come ha già fatto spesso nella vita, preferisce trarre il meglio dalla sua situazione e continua a lavorare come architetto. Ma circa undici anni dopo il destino colpisce ancora: durante una vacanza, tutto d’un tratto anche l’orecchio destro subisce una perdita uditiva improvvisa. Ora Beat Junker non ci sente più. «È stata molto dura», ricorda rattristato, «durante il tragitto di dodici ore verso casa non sentivo neppure più mia figlia che piangeva sul sedile posteriore.»
Una comunicazione silenziosa
Anche dialogare con gli altri diventa molto più difficile. Beat Junker riesce a parlare, ma il fatto di non sentire la sua voce gli crea un forte disagio. La comunicazione deve avvenire per iscritto. A volte è supportato dal sistema di riconoscimento vocale sul cellulare, altre volte l’interlocutore deve scrivere su un foglietto. Una comunicazione non sempre facile e in più con una traccia scritta anche delle discussioni spiacevoli: «I foglietti ritrovati per caso a distanza di tempo mi facevano tornare in mente i litigi», racconta commosso.
Un nuovo inizio con il training uditivo
Dopo tre mesi Beat Junker riceve finalmente un impianto cocleare. Ora sul lato destro indossa un apparecchio acustico. Per migliorare la comprensione del parlato svolge un training uditivo e si esercita diligentemente ogni giorno guardando il telegiornale, prima con i sottotitoli e poi senza. «Non volevo ritirarmi in un laboratorio protetto a 40 anni e trascorrere il resto della mia vita isolato», spiega così le ragioni della sua forte motivazione. Dato che non è sordo dalla nascita, ricorda molti suoni e quindi non deve imparare a sentire da zero. Beat Junker non sa perché è stato colpito da ipoacusia: «Credo che fossero i postumi di una grave meningite che ho avuto durante la prima infanzia.»
Dalla vergogna alla fiducia in se stesso
Oggi Beat Junker ha 43 anni e all’inizio, come molte persone sorde, si vergognava della sua condizione. «Mi facevo crescere apposta i capelli per nascondere il pulsante sull’orecchio», ricorda. Ora li ha tagliati e mostra apertamente la sua sordità, così riceve anche più rispetto e considerazione. «Inoltre ho imparato a esprimere i miei bisogni e la fiducia in me stesso è cresciuta di pari passo.»
Dipendente dalla tecnologia
Pur indossando l’apparecchio acustico e l’impianto cocleare, Beat Junker non ha una percezione ottimale dello spazio, perché i due dispositivi inviano segnali differenti. In compenso riesce a seguire molto meglio le conversazioni rispetto a chi usa solo un impianto cocleare. «Se uno dei due apparecchi si stacca o se lo tolgo, mi perdo più della metà del discorso», spiega e aggiunge pensieroso: «Dipendo completamente dalla tecnologia.»
Se ne accorge ad esempio quando la mattina dimentica di sostituire le batterie dei suoi apparecchi, che poi si spengono mentre è fuori casa. Anche quando pernotta in una capanna del CAS, Beat Junker deve sempre ricordarsi di portare il caricabatterie e la sveglia da viaggio con vibrazione. In ufficio, inoltre, è importante non avere persone sedute o che circolano dietro le spalle, perché i due apparecchi acustici sono progettati per cogliere i suoni che arrivano da davanti. Quindi Beat Junker si spaventa facilmente se qualcuno gli passa dietro.
Grande motivazione e voglia di fare
Per il resto la sua vita si svolge come prima. Va al lavoro, si occupa della famiglia ed è molto attivo nel tempo libero. Ha ricominciato anche a praticare l’alpinismo e accompagna ragazze e ragazzi in escursioni organizzate. «A causa dell’ipoacusia, però, il mio equilibrio è peggiorato rispetto a prima, quindi in montagna mi muovo con maggiore prudenza.» A volte attira sguardi sorpresi quando estrae il cellulare per comunicare con il suo compagno di arrampicata. «Anche in questi casi il cellullare è uno degli strumenti più semplici e veloci da usare», afferma sorridendo.Chi paga il mio apparecchio acustico?
In linea di principio, il rimborso di un apparecchio acustico avviene secondo le disposizioni delle singole assicurazioni sociali (AVS, AI, assicurazione militare o contro gli infortuni). L’assicurazione di base obbligatoria copre i costi degli apparecchi acustici solo per le persone che non sono assicurate presso l’AVS/AI. SWICA partecipa ai costi degli apparecchi acustici con il contributo per i mezzi ausiliari dell’assicurazione complementare, a condizione che sussista l’obbligo di rimborso da parte dell’AVS/AI. I costi di riparazione e manutenzione e il materiale di consumo sono compresi nel prezzo di vendita/noleggio e non vengono rimborsati separatamente.
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